Siamo gli insegnanti del Cemi, una cooperativa sociale specializzata in educativa per l'infanzia, tramite la musica.
Ci troviamo in una situazione alquanto singolare, che probabilmente non riguarda solo noi ma tutti quelli che si occupano di bambini/e della fascia scolastica d'infanzia e primaria (educativa, doposcuola, scuole di musica e arte etc.), bambini/e che attualmente svolgono le lezioni in presenza alle scuole dell'obbligo:
- Ci sono motivazioni didattiche, mediche e psicologiche per cui i bambini di questa età non possono accedere alla Dad. Leggiamo con preoccupazione sul sito del Ministero della Salute un’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia, condotta dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. Segnalano problemi in percentuali altissime - il 70% degli interessati - quali disturbi comportamentali, sintomi di regressione, aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia, in seguito alla chiusura delle attività in presenza
- La nostra scuola come molti altri soggetti sono stati messi in sicurezza e abbiamo sospeso le lezioni di gruppo, cosa che ci costa in termini economici ma non è la nostra massima preoccupazione attualmente.
- Troviamo incomprensibile che le lezioni di musica proseguano regolarmente nei Conservatori, persino in zona rossa e persino per quanto riguarda le lezioni collettive, mentre a dei bambini che hanno bisogno di continuità e regolarità siano proibite lezioni frontali uno a uno.
- Da Sabato cerchiamo chiarimenti riguardo il punto a10 dell’Ordinanza Regionale 12 novembre 2020 per la gestione dell'emergenza sanitaria da COVID-19: per “Corsi di Formazione” si intendono anche i centri ludici, ricreativi ed educativi per bambini?
Se così fosse questa disposizione entra in conflitto con l’articolo 1, comma 9, lettera c), del DPCM 3 novembre 2020, il quale prevede espressamente “è consentito l’accesso di bambini e ragazzi a luoghi destinati allo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative, anche non formali, al chiuso o all'aria aperta".
Tanto più che nel nostro statuto - all' art. 3/scopo mutualistico - noi risultiamo "servizi socio-sanitari ed educativi ai sensi dell’art. 1, lett. a), della legge 381/91.".
- Non ci immaginiamo bambini di quattro anni fare una lezioni davanti ad uno schermo invece che dalle proprie maestre, sappiamo che in zona rossa questo sarà inevitabile ma abbiamo il dovere - per la tutela e il rispetto dei diritti dell'infanzia - di lottare affinché fino a quel momento le attività che garantiscono loro serenità, normalità, felicità e routine rassicuranti siano garantite prioritariamente in presenza.
Chiediamo, sperando nell'aiuto di tutti voi a cui ci affidiamo col cuore in mano, che si apra un'interlocuzione pubblica, sulle problematiche sollevate, coi soggetti politici coinvolti: in primis la Regione ma anche il Comune, non solo per noi ma per tutti i soggetti in città che si trovino in questo momento nelle nostre stesse condizioni di difficoltà sul piano etico e pratico.
Non sottovalutiamo minimamente lo sforzo degli operatori sanitari a cui va tutta la nostra gratitudine e sostegno, non chiediamo di stare aperti per questioni meramente economiche o egoistiche, né vogliamo usare queste problematiche per fomentare sterili bagarre da campagna elettorale cavalcate da soggetti politici che con noi non hanno niente a che fare, vorremmo solo che si considerasse con la giusta competenza e centralità l'infanzia, che rappresenta il nostro futuro da tutelare, rispettare, custodire e accompagnare mano nella mano fuori da questa pandemia.
Quello che oggi trattiamo con superficialità tornerà un domani a chiederci conto del nostro agire.
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