La nostra filosofia educativa
- CEMI Bologna
- 4 giorni fa
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Alcune brevi considerazioni sul nostro modo di vedere l'educazione musicale.

Nei bambini e nelle bambine il cervello vive un periodo di straordinaria plasticità: ogni esperienza significativa contribuisce a costruire reti neuronali che influenzano il modo di apprendere, relazionarsi e sentirsi nel mondo. In questo contesto, la musica rappresenta uno strumento educativo potente e completo, capace di integrare corpo, emozioni, pensiero e relazione.
Ma perché la musica sia davvero trasformativa, è fondamentale come viene proposta.
Oltre le competenze: una pedagogia dell’ascolto
La ricerca neuroscientifica e pedagogica convergono su un punto essenziale: l’apprendimento più profondo e duraturo avviene quando il bambino è coinvolto con piacere, libertà e senso di sicurezza.
Un percorso musicale efficace non si limita a “trasmettere contenuti”, ma si costruisce:
Sull’ascolto attivo del bambino: cogliere segnali, preferenze, stati d’animo, tempi;
Sul rispetto del consenso: nessun apprendimento può nascere da una proposta imposta;
Sulla motivazione intrinseca: alimentare il desiderio di esplorare, giocare, capire, partecipare;
Sull’accoglienza dei bisogni: emozionali, corporei, relazionali e cognitivi.

Neuroscienze e motivazione intrinseca
Le neuroscienze confermano che il piacere di apprendere (compresa l’attività musicale) è legato alla produzione di dopamina, un neurotrasmettitore associato alla ricompensa, alla curiosità e alla motivazione. Ma questa produzione si attiva solo se il bambino percepisce un ambiente sicuro, non giudicante e stimolante, dove può agire con autonomia e sentirsi visto. L’amore per la musica non si insegna, si coltiva. Il cervello non impara sotto stress: impara quando si sente accolto, curioso e libero.
Perché partire dal bambino (e non dal programma)
Nei bambini piccoli, lo sviluppo dell’autostima, dell’empatia e della fiducia passa attraverso esperienze che danno valore alla loro voce, ai loro tempi e al loro gioco. Una proposta musicale che rispetti questo approccio riduce il rischio di ansia da prestazione e favorisce la regolazione emotiva. E' importante rafforzare la capacità di scegliere e prendere iniziativa e promuove una relazione positiva e attiva con l’apprendimento.

Musica come relazione: la proposta educativa che lascia il segno
Quando la musica viene proposta come ambiente relazionale e non solo come attività, diventa uno spazio in cui il bambino può esprimersi senza paura di sbagliare. L'errore diventa parte del processo, e quando al centro mettiamo il processo e non il risultato stimoliamo la ricerca del proprio percorso personale, il desiderio di riprovare e l'apprendimento come processo di autodeterminazione.
Questo significa anche conoscere il mondo e se stesso in modo sensoriale, corporeo ed emotivo, imparare a stare con gli altri nel rispetto reciproco e costruire significati, sia personali che condivisi.
Educare con la musica significa educare alla libertà, all’ascolto e alla co-creazione. Il vero obiettivo non è "insegnare musica", ma far sì che ogni bambino possa crescere attraverso di essa, come persona intera.
Bibliografia
Immordino-Yang, M.H. (2015). Emotions, Learning, and the Brain: Exploring the Educational Implications of Affective Neuroscience.
Carl Rogers, Libertà nell'apprendimento (1974) – l’apprendimento significativo nasce solo da un’esperienza autentica, che coinvolge la persona nel suo insieme.
Per approfondire: Alice Mado Proverbio (2021). Neuroscienze cognitive della musica. Zanichelli.
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